estate bambini 2011 18a edizione

Madres in cammino

l’insegnamento delle madres argentine,
il coraggio delle madri e delle donne di ogni tempo e luogo

Un anno fa, l’8 settembre del 2010 è stato realizzato il Canto per Monte Sole”, azione teatrale collettiva in EstateBambini per ricordare l’eccidio del ‘44 a Marzabotto, la violenza di cui da sempre sono fatti oggetto i più piccoli e chi ha saputo star loro vicino ed aiutarli.

Giovedì 8 settembre 2011 “Madres in cammino” sarà la nuova azione teatrale collettiva.
Si vuole rendere onore alla testimonianza di impegno e di lotta ormai più che trentennale delle Madres di Plaza de Mayo per i propri figli scomparsi e ricordare a tutti noi il dramma e la determinazione delle madri dell’Est europeo che per fare le badanti crescono a distanza i propri bambini e di tutte le donne capaci in ogni tempo di mettersi in cammino perchè la ferita di un’assenza non si traduca in “copione di vita” chiuso nel dolore e nel rancore, ma una “biografia” costruita nell’ascolto del senso delle loro vite.

La prima figura di cui celebreremo il ricordo sarà dunque la storia straordinaria delle Madres di Plaza de Mayo che dal 1977 tutti i giovedì pomeriggio marciano con il loro fazzoletto bianco a Buenos Aires per ricordare i trentamila ragazzi desaparecidos per mano dei militari golpisti negli anni della feroce dittatura argentina. Inizialmente marciavano per chiedere conto delle vite e del destino dei propri figli e poi, sempre di più, perchè perdurasse il senso delle loro vite e del loro impegno appassionato e perchè i loro ideali di dignità, libertà, giustizia venissero continuamente“partoriti” da una rinnovata presenza sociale delle madri.

La seconda figura cui l’azione teatrale si propone di dar voce è un’altra grande contraddizione dei nostri tempi e delle nostre terre, con cui tutti noi italiani nel silenzio conviviamo; sono migliaia le donne soprattutto dell’Europa dell’Est che lasciano i propri figli per lavorare in Italia e che giorno dopo giorno, non senza grandi sofferenze, si inventano una “maternità a distanza” capace di mantenere in vita legami significativi nella cura dei figli lontani mentre cercano di guadagnare ogni risorsa possibile per un progetto di vita dignitoso per loro e per se stesse.

Due diverse forme di sconvolgimento sociale, dunque, ma entrambe esperienze che parlano del dolore dell’assenza, della scomparsa e della distanza, e insieme del coraggio delle donne e della forza delle madri che a questo non si rassegnano. Esperienze che mostrano come la forza generativa del materno, anche quando la disperazione induce a considerare la storia di vita chiusa ad ogni futuro, può diventare un volano che spinge le madri a mettersi in cammino, fisicamente e simbolicamente. Madri in cammino che scelgono e praticano azioni concrete per ritrovare un senso comunque vivo ed aperto alla vita propria, a quella dei figli e quindi alla vita di tutti. Due storie diverse ma che entrambe ci parlano di cose importanti e che sentiamo appartenerci profondamente: perché il totalitarismo e la violenza sono ancora oggi storia presente in molte parti del mondo; perchè portiamo una responsabilità ineludibile di fronte al prezzo che tante donne immigrate pagano ogni giorno per aiutarci a risolvere i problemi più duri della cura dei nostri anziani e delle nostre famiglie.
Siamo culturalmente portati a pensare che le esperienze umane estreme non ci riguardano, che sono la conseguenza di sottoculture o di predestinazioni, che – semplicemente – sono altrove.

È invece da tali esperienze che possiamo conoscere e nutrire la forza di cui potenzialmente tutti disponiamo perché l’esperienza di una perdita irreparabile o anche solo dell’assenza e della distanza dai figli per motivi ed in momenti diversi, è comunque esperienza comune che appartiene a tanti genitori. Tutti i genitori sono comunque chiamati, seppur in forme diverse, a fronteggiare prove che hanno a che fare con la paura del distacco, dell’abbandono, della fragilità, dello smarrimento di fronte a gravi difficoltà sociali.

L’esperienza delle Madres o quella delle Donne Migranti che ogni giorno si confrontano con situazioni così difficili possono essere quindi motivo di riflessione e con questa azione teatrale, Estate Bambini cercherà di rendere loro omaggio.

Al centro dell’azione teatrale staranno dunque obbligatoriamente donne e madri. Uomini e i bambini avranno uno spazio di partecipazione discreto ma potente per esprimere quanto la determinazioni delle madri si nutra della loro perenne presenza, della condivisione, del senso profondo della cura, del rispetto e dell’amore reciproco.

Sarà ancora una volta un’azione teatrale di “movimento”, una marcia perchè il dolore annichilisce e la perdita pietrifica e il movimento è invece vita, ricerca di senso e di un futuro possibile.

Sarà un evento carico di pensieri e simboli, primo tra tutti il fazzoletto bianco delle madres argentine, ma lungo il percorso ci saranno anche grandi pacchi da raccogliere che ci ricorderanno le cose che ogni settimana le badanti spediscono a casa a figli e famigliari con i pulmini.

Sarà occasione di parole e musica ma anche di silenzio, perché come insegna Hebe Bonafini, la presidente dell’associazione argentina delle Madres di Plaza de Mayo, anche questo è importante per “ricongiungersi” a chi non è fisicamente con noi.

 

La “maternità a distanza” delle badanti: una realtà che ci riguarda

Sono oltre un milione le donne che lavorano in Italia come badanti, certamente più di 5.000 solo a Ferrara, in gran parte provenienti dall’Europa dell’Est, in maggioranza tra i quaranta e i cinquant’anni. Nate e cresciute nel socialismo reale, hanno vissuto gli sconvolgimenti culturali, politici ed economici seguiti al crollo del Muro di Berlino nel 1989. Crisi economica e delle strutture sociali dei loro Paesi le hanno indotte a cercare lavoro nei paesi dell’Europa dell’Ovest. Lavoro di cura, il più delle volte, assistenza agli anziani, nel contesto di una società italiana sempre più vecchia e che vede un indebolimento senza precedenti delle strutture di assistenza pubblica e della coesione familiare.

Donne spaesate tra confini e storie diverse, con la nostalgia dei propri luoghi e affetti; che incontrano lo spaesamento e la nostalgia di un altro tempo di chi è affidato alle loro cure: malati, anziani, persone con gli occhi rivolti a un confine difficile da valicare.

Così in questi anni, a migliaia, in molti casi altamente scolarizzate, hanno preso in mano il proprio destino e quello delle proprie famiglie, deciso partenze e riorganizzata la propria vita familiare, operando separazioni spesso dolorose e affrontando con coraggio il mercato dei viaggi e dei visti,per garantire un futuro a sé e ai figli.
Arrivare in Italia ha significato per loro affrontare una lingua ignota, l’ingresso complesso e difficile nelle famiglie italiane, la solitudine degli anziani, la frequentazione quotidiana della malattia, della vecchiaia, della morte, un lavoro che difficilmente viene percepito come tale, messo in regola e rispettato per quanto riguarda competenze, tempi di riposo e previdenze. Tutto questo lasciandosi il più delle volte alle spalle i propri affetti, i legami familiari e di amicizia di un’intera vita, lo struggimento dei figli lasciati a casa ancora bambini e affidati a nonni anziani o a uomini poco presenti e la necessità da ora in poi di praticare una “maternità a distanza” da inventarsi giorno per giorno per limitare i danni e il dolore di bambini in lutto che assistono alla disgregazione delle loro famiglie.

 

Il dramma argentino dei 30.000 ragazzi desaparecidos e l’insegnamento delle Madres di Plaza de Mayo

madres de plaza de mayoDopo il golpe militare del 24 marzo 1976, le madri argentine di Plaza de Mayo ebbero il coraggio di sfidare la dittatura, decise a ritrovare i figli scomparsi. Solo in seguito seppero che i militari avevano sequestrato e ucciso trentamila oppositori politici, ragazzi e ragazze torturati nei campi di concentramento clandestini e nell’intero paese, gettati in mare con i “voli della morte”.
Furono le porte che si videro chiudere in faccia nei tribunali, nelle chiese, nei commissariati, a dar loro la misura del potere che le soverchiava e a spingerle in quella Plaza de Mayo dove avrebbero dato vita alla storica marcia che ancor oggi, a più di trent’anni di distanza, continua ogni giovedì, forti solo del fazzoletto bianco che si annodano sotto il mento.
Le Madres di Plaza de Mayo non si lasciarono intimidire neppure quando il regime sequestrò e uccise le tre donne che avevano dato vita al gruppo e la grande fama che hanno conquistato nel mondo con il loro coraggio non le ha cambiate: madri non più dei singoli figli ma simbolicamente di tutti i trentamila desaparecidos, non hanno smesso di fare della loro maternità un potere irrevocabile, capace di generare sogni, progetti, relazioni, in una straordinaria indicazione di pratica politica e umana che va ben oltre la storia argentina (Daniela Padoan).